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Marco Grechi o dell’epifania del mondo

Marco Grechi è un artista raro, la cui esperienza umana, spirituale ed estetica si fonde armoniosamente nella ricerca di ciò che rende ogni uomo e ogni donna unici, autentici, liberi dalle sovrastrutture del presente e del tempo. Bresciano, cresciuto nella semplicità e nella schiettezza del cuore più profondo di quella che, per citare Roberto Longhi, amiamo chiamare Padanìa, Grechi è, nella sua vita d’ogni giorno, parroco di un piccolo paese sulle rive del Garda, luogo in cui la sacralità della natura incontra quotidianamente la dimensione spirituale e umana del suo ministero. Non è un caso, dunque, che la poetica di Grechi sia innervata da una profonda spiritualità che vede nell'arte una sorta di epifania capace di rivelare l’essenza autentica dell’uomo, della natura, del mondo. Per Grechi, infatti, ogni persona è artista, forse inconsapevolmente; e la vita stessa, nella sua semplicità, è arte, poiché ogni oggetto quotidiano – una foglia, una tazza, una casa, una figura umana – porta in sé il germe di una bellezza capace di fermare lo sguardo, di sospendere il tempo, di rinnovare il mondo interiore di chi osserva. “Arte”, dice infatti l’artista, “è condivisione, porta a fermare gli occhi, a chiuderli e a riaprirli” – laddove il “chiudere” e “riaprire” gli occhi è metafora perfetta per assumere un punto di vista “altro”, più profondo e spirituale, sul mondo stesso. La formazione di Grechi, che lo ha visto studiare prima agraria e poi teologia, l’esperienza vissuta a stretto contatto con il mondo vegetale e animale, la sua fede profonda nella bellezza del Creato, sia essa rivolta agli elementi naturali del paesaggio o al nostro stesso percorso umano; tutto questo lo ha indirizzato verso una dimensione spontanea, semplice, naturale della creazione artistica. Nei suoi quadri, Grechi si avvicina alla natura con occhio contemplativo e insieme sintetico-creativo: egli infatti sottrae, con raffinata sensibilità, ogni sovrastruttura per restituire all’osservatore un’immagine pura, essenziale, quasi astratta di ciò che vediamo ogni giorno intorno a noi. Ugualmente selettivo e sintetico è lo sguardo che Grechi getta sul grande bacino della storia dell’arte, per prenderne a piene mani qua e là, quasi senza volerlo: un riferimento a Mirò o a Dubuffet di qua, un tocco di espressionismo astratto di là, un accenno di colorismo lirico, degno erede dell’impronta poetica di Nicholas De Staël, sembrano attraversare le sue opere come brevi e pregnanti punteggiature. “Salti quantici alla scoperta di nuove dimensioni” (come li definisce lo stesso artista), i suoi cieli, i suoi spazi aperti, i suoi campi, i suoi alberi, i suoi fiori, non sono mai semplici descrizioni di luoghi: sono simboli di una ricerca che attraversa il tempo, la storia e il nostro paesaggio interiore. Le linee diventano essenziali, i colori vibrano di parole non dette, e ciò che apparirebbe semplice sembra trasfigurarsi in simbolo dal valore universale. Francesco Arcangeli, mio maestro, scriveva, parlando del lavoro di uno dei più grandi pittori del Novecento, Giorgio Morandi: "non v’è nulla di più astratto del mondo sensibile". Ebbene, Grechi opera questo passaggio dall’esperienza sensibile al simbolo con grande naturalezza, lasciando emergere dai suoi lavori una visione che è insieme mistica e laica, profondamente umana e radicalmente spirituale. Nei suoi acquerelli, nelle tecniche miste, nel suo uso libero e giocoso di materiali poveri e naturali, nella sintesi di linee che creano sotto i nostri stessi occhi un mondo che sembra perdere ogni istante di più qualsiasi riferimento alla realtà tangibile per farsi portatore di un alfabeto e di una grammatica segreta nota solo all’artista, la materia stessa diviene un tramite per arrivare a un "oltre" che non è fuga in avanti, ma scoperta, avvicinamento, incontro col nostro “io” più profondo ed autentico, col mondo, con l'altro. Marco Grechi, alla fine, non è solo un uomo di fede che crea il mondo nel momento stesso in cui lo nomina e lo ritrae, né è semplicemente un pittore spirituale: è un uomo, un artista, che, attraverso segno, colore e materia, rivela quanto sia ricca, semplice e profonda la nostra umanità quando si lascia guardare oltre il visibile, quando accoglie la forma e il colore come epifanie e rivelazioni. “Dio, come è difficile la vita!”, aveva scritto una volta De Staël alla sorella. “Bisogna suonare tutte le note, suonarle bene…”.  Così fa oggi Marco Grechi, poeta del quotidiano e portatore di parole e di segni di semplicità, bellezza, lirismo, poesia. Vittorio Sgarbi

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